22 gennaio 2011

L'Albania sull'orlo della guerra civile


È la prima volta che un corteo dell'opposizione dà luogo a violenze del genere, con vittime, dall'inizio della crisi politica che vive l'Albania. L'opposizione guidata da Rama non ha mai riconosciuto i risultati delle elezioni politiche del giugno 2009, accusando il potere di frodi. Da allora, è braccio di ferro. L'opposizione si rifiuta di svolgere un ruolo attivo in Parlamento e annuncia un riconteggio dei voti, richiesta che il governo Berisha non ha mai accettato di assecondare. La manifestazione di venerdì aveva come parole d'ordine le dimissioni di Berisha e la convocazione di elezioni politiche anticipate. Migliaia di dimostranti si erano radunati nel primo pomeriggio di fronte alla sede del governo, nel centro di Tirana, protetta da un importante cordone di agenti. Tre manifestanti sono arrivati morti in ospedale, centrati dalle pallottole. Negli scontri ci sono stati inoltre 55 feriti, tra i quali 25 poliziotti e 30 civili. Le tre vittime sono state «uccise a bruciapelo con armi leggere, con pistole. E la polizia non possiede tali armamenti», ha garantito il primo ministro albanese, Sali Berisha, durante una conferenza stampa. «Ogni responsabilità per questi incidenti e per queste vittime va direttamente attribuita agli organizzatori di questa manifestazione», ha aggiunto. Il capo dell'opposizione socialista, Edi Rama, ha accusato da parte sua la polizia di aver sparato contro i manifestanti, «uccidendo tre innocenti». E dalla sua porta un video che dimostrerebbe inequivocabilmente come a sparare sia stato un membro della Guardia di Repubblica, appostato all'interno della sede del governo.

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