27 febbraio 2011

Così l'Italia ha armato le milizie del rais

Ambasciata libica a Roma

Anche quando tutto sarà finito, una pagina del massacro libico non potrà comunque essere cancellata. Né dalle doppiezze della diplomazia occidentale, né dal suo cinismo, né da tardive prese d'atto, né da nuovi embarghi a eccidio ormai consumato. Quella pagina racconta che a Tripoli, Bengasi, Tobruk, il sangue degli insorti è stato e continuerà ad essere versato da armi di fabbricazione europea e russa accatastate con frenesia in questi ultimi sei anni negli arsenali del regime. Che in Tripolitania e Cirenaica, i bossoli di proiettile lasciati a migliaia sul terreno dalle armi automatiche di mercenari e milizie governative hanno inciso sul fondello matrici che ne indicano la fabbricazione italiana, inglese, belga, russa. "L'amicizia" con il colonnello ha fatto dell'Italia la prima esportatrice di armi dell'Unione verso la Libia. Tra il 2008 e il 2009, 205 milioni di euro. Più di un terzo dell'intero volume di esportazioni belliche europee verso il regime (595 milioni, il totale). Una volta il valore delle armi vendute dai francesi (143 milioni). Tre volte quello di Malta (80 milioni). Cinque volte quello della Germania (57 milioni) e della Gran Bretagna (53 milioni). Dieci volte l'export portoghese (21 milioni). Nel 2004 il colonnello dichiara pubblicamente di aver abbandonato il programma per la realizzazione di armi chimiche di distruzione di massa e di essere per questo in diritto di tradurre questa "rinuncia" in un libero accesso al catalogo delle armi convenzionali. Non c'è dunque azienda di armamenti e governo europeo che, di fronte alla contrazione dei mercati europei, non vedano nel raìs un'opportunità da stropicciarsi gli occhi. Nel 2008, come documentano le statistiche di "Archivio disarmo", la spesa libica per sistemi d'arma o comunque componenti belliche ha già raggiunto 1 miliardo e 100 milioni di dollari. Ed è destinata, nei due anni successivi, a impennarsi ulteriormente. L'Italia, che ha ufficialmente salutato la fine dell'embargo sulle forniture belliche come uno "straordinario successo" diplomatico, di cui rivendica il merito in sede europea, comprende infatti che può ritagliarsene una fetta importante. Nei giorni scorsi, di fronte a un'opinione pubblica inorridita, il Belgio ha giustificato i migliaia di bossoli calibro 7,62 ritrovati sulle piste dell'aeroporto di La Abrag a El Beida prodotti dalla "Fn Herstal" come una "fornitura destinata alla scorta di aiuti militari in Darfur". Il 17 febbraio, la Francia ha annunciato il congelamento delle commesse al Regime, seguita dall'Inghilterra. La nostra diplomazia e i nostri ministri (Frattini e La Russa) hanno laconicamente annunciato che l'Italia "si adeguerà alle sanzioni decise dall'Unione" (La Repubblica.it).

24 febbraio 2011

La guerra civile italiana


Occorre che "il fondamentalismo islamico non prevalga negli assetti futuri", ha dichiarato il solito delirante presidente del consiglio, ma che vuol dire? Forse voleva ancora una volta proclamare la sua ideologia che non è più un segreto da tempo. Non so se gli italiani se ne rendono finalmente conto, ma un paese in cui la ricchezza non si capisce proprio da dove provenga e che non perde occasione per sperperare il denaro pubblico come può figurare fra le maggiori potenze mondiali? E' evidente che pur di ottenere gas e petrolio il governo italiano si sia compromesso in maniera inequivocabile stringendo accordi con un Paese di cui ormai, almeno per sentito dire, chiunque conosce la tratta di essere umani e le torture che avvengono nei suoi centri di detenzione. Francesco Storace, l'uomo di marzapane, ha affermato ad Annozero che  per chi occupa determinati ruoli in Italia è assolutamente normale ricevere richieste che non si possono rifiutare, quindi perchè scandalizzarsi tanto per quello che è accaduto al pagliaccio di Arcore? E' questa l'ideologia che tentano di imporci e che molti italiani condividono, generare paura nella gente e spingerla ad accettare la corruzione come se fosse patrimonio nazionale arrivando persino a indurla a compromettersi con un dittatore che sarà accusato di crimini contro l'umanità, pur di non farle mancare gas e petrolio. In fondo dicono di farlo per il nostro bene. Quando in un intervista chiesero al soldatino di piombo Ignazio La Russa se sentiva che in Libia i suoi diritti sarebbero stati garantiti in qualità di rifugiato politico. Egli rispose che non si sarebbe sentito garantito come in Italia ma bensì come in Spagna, mi chiedo se sia possibile dare una riposta tanto infelice. Ormai appare evidente che in Italia ci troviamo nel pieno di una guerra civile ideologica. Non si tratta più di esprimere un'opinione ne vi è la possibilità di dire un giorno "io non sapevo". E' tutto magnificamente alla luce del sole, l'ignoranza non è più ammissibile, chi non si accorge di quello che sta accadendo è solo perchè si rifiuta di aprire gli occhi per il terrore di vedere minacciati i propri miseri interessi personali. Per molto tempo L'Italia è stata complice delle torture perpetrate in Libia, per ancor di più è stata devastata e lo è tuttora dalla corruzione, dall'evasione fiscale e dalla collusione fra mafia e politica. La questione è semplicissima, chi vuole continuare così? Come in tutte le guerre civili non esiste il dialogo, la frattura ideologica fra le due parti è talmente grande che non permette alcun tipo di confronto (le trasmissioni di approfondimento politico ne sono la prova lampante). Come in tutte le guerre civili le due parti sono consapevoli di starsi giocando tutto; i berlusconiani si battono per qualcosa di eticamente inaccettabile, la difesa del loro padrone a tutti i costi e con ogni mezzo, poichè l'alternativa sarebbe l'estinzione. E come in tutte le guerre civili vedremo molti degli sconfitti passare dalla parte dei vincitori "come se" l'immane tragedia di fomentare l'odio fra uomini che abitano la stessa casa fosse stato solo lo squallido e triste copione che il buffone di Arcore gli aveva ordinato di recitare.

21 febbraio 2011

C'era una volta la Libia di Gheddafi


Continua l'ecatombe degli amici del Presidente di un Paese ideologicamente in fiamme ormai da tempo. Stanno scomparendo uno alla volta con la stessa rapidità con la quale il buffone di Arcore riesce a far sparire uomini dall'opposizione per poi farli ricomparire dalla sua parte nelle vesti di uomini "responsabili". Sono stati capaci di massacrare persino il concetto di responsabilità che evidentemente implica anche il reprimere con raid aerei un popolo che si ribella a un regime dittatoriale. Frattini, il vuoto che cammina, colui che molti considerano l'attuale ministro degli esteri ha le idee molto chiare: "l'Europa non deve esportare la democrazia", ma di quale democrazia parla? e soprattutto, chi vorrebbe la nostra? E intanto i cecchini sparano sulla folla, il Parlamento brucia e alcuni piloti di caccia libici chiedono asilo politico a Malta per essersi rifiutati di lanciare bombe sulla folla. Avrei piacere di chiedere al ministro dell'indecenza Frattini se secondo lui sia giusto offrire asilo politico a chi si ribella ad un regime imposto dall'uomo da lui considerato un modello di dialogo con le popolazioni locali. Nel dubbio i piloti libici hanno preferito Malta.

19 febbraio 2011

Caro Gheddafi non ti scrivo per non disturbare...


Sarebbero almeno 84 le vittime degli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti che da tre giorni infiammano la Libia. E' la cifra fornita dall'organizzazione umanitaria Human Rights Watch citando testimonianze di fonti mediche e di residenti. "Le autorità libiche devono porre fine immediatamente agli attacchi contro i manifestanti pacifici e proteggerli da gruppi antigovernativi", si legge in un comunicato dell'organizzazione umanitaria che ha sede a New York. La tv satellitare ha raccontato anche di proteste in aumento contro il colonnello Muammar Gheddafi. La Libia ha "bruscamente interrotto" l'accesso a internet alle 02.15 locali (le 1.15 in Italia), anche se le connessioni internet erano già molto disturbate ieri. A Bengasi, la situazione è particolarmente tesa. Secondo la Bbc parte dei soldati libici si sono uniti oggi in strada ai manifestanti. "I soldati sono cittadini di questo Paese e non possono combattere contro di noi", ha dichiarato uno dei dimostranti al sito della televisione britannica. Dopo le richieste da parte dell'opposizione di una presa di posizione da parte del governo italiano sulle violenze in Libia, il presidente del consiglio si dice preoccupato per ciò che sta accandendo nell'intera area. Non ho sentito Gheddafi, aggiunge: "La situazione è in evoluzione e quindi non mi permetto di disturbare nessuno" (Repubblica.it).
In poche parole dopo 3 giorni di scontri e decine di morti, da parte del governo italiano NON c'è stata ancora alcuna reazione ufficiale. Ma non abbiamo rapporti di collaborazione con la Libia? Il buffone di Arcore non ci ha regalato un trattato di amicizia con il quale l'Italia deve pagare alla Libia 5 miliardi di dollari? oltre all'umilazione di prostrarsi in nome dell'Italia innanzi ad uno dei più feroci dittatori della storia contemporanea. Non ci si comporta così con gli amici illustre Presidente del nulla, sono sicuro che il suo collega libico avrebbe tanto piacere di ricevere una sua telefonata e magari un piccolo contributo per reprimere la rivolta (Documentario "Come un uomo sulla terra").


Il video si conclude con le scioccanti dichiarazioni dell'ex sindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, un uomo che sarà ricordato nella storia oltre che per la condanna per istigazione all'odio razziale anche per le sue ridotte facoltà mentali.

E gli italiani pagheranno


Dal 2008 il governo ha fatto sconti alle grandi imprese che inquinano di più e i gruppi energetici hanno avuto i permessi per le emissioni di anidride carbonica senza pagare il dovuto. L’Italia sarà così costretta a pagare circa due miliardi di euro per l’acquisto di crediti esteri di anidride carbonica, se vorrà ottemperare agli obblighi sottoscritti con il Protocollo di Kyoto. È quanto emerge dal nuovo report della organizzazione non governativa londinese Sandbag. Un miliardo e 700 milioni di euro: è questa la cifra che, entro il 2012, l’Italia è destinata a sborsare per l’acquisto di crediti generati all’estero. Spiega Damien Morris, il ricercatore di Sandbag autore del report: “Tutto nasce dal tentativo del Governo italiano di proteggere le imprese nazionali dalle riduzioni dei livelli di emissioni previsti nell’ambito del Protocollo di Kyoto”. Dal 2008 infatti il governo ha distribuito gratuitamente 2,5 miliardi di euro di permessi, generando guadagni spropositati a favore delle compagnie nazionali regolate dall’Emissions Trading System, quali il Gruppo Riva, Italcementi (entrambe coinvolte in inchieste giudiziarie) e Edipower. Ora lo stesso governo si trova costretto a sborsare una cifra vicina ai due miliardi di euro di denaro pubblico per rientrare nei parametri di Kyoto. Eventualità che il ministero dell’Ambiente non può smentire, precisando però che “solo alla fine del periodo 2008-2012 si avrà un quadro della situazione certo e definito”. I soldi che il governo si appresta a pagare sarebbero potuti essere investiti nel miglioramento delle infrastrutture del Paese e nel perseguimento di una maggiore indipendenza energetica. “Tuttavia, avverte Morris, fino ad ora il governo italiano ha percepito i limiti stabiliti da Kyoto come una punizione, un peso da portare sulle spalle, piuttosto che come un’opportunità di sviluppo”. Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha recentemente annunciato che “l’Italia non è assolutamente disponibile ad avvallare il passaggio unilaterale dal 20 per cento al 30 per cento di riduzione delle emissioni di gas serra” e che “il passaggio non è perseguibile oggi per via della crisi economica mondiale”. Come spiega Morris “proprio dopo il calo di emissioni a seguito della crisi economica questo target è di gran lunga meno oneroso da raggiungere”. Le difficoltà dell’Italia nel soddisfare gli obblighi di Kyoto sembrano dunque esser frutto, non tanto della crisi – che peraltro ha colpito indistintamente decine di Paesi firmatari del Protocollo – quanto “degli errori strategici che l’Italia ha commesso nella gestione dei propri obblighi economico-ambientali e della volontà del governo di favorire le grandi imprese nazionali a scapito dei cittadini”. Che ora dovranno pagare il conto finale (Fatto quotidiano).

Gentile ministro è vergognoso il menefreghismo che dimostra nei confronti del protocollo di Kyoto. Ma d'altronde che interesse può avere un imprenditore per l'ambiente? Dia le dimissioni se le è rimasto un briciolo di dignità e si goda questi ultimi giorni di Pompei, prima di scomparire nell'anonimato. Distinti saluti.
dott. francesco paolucci


Qualora qualcuno volesse porgere un saluto affettuoso al ministro dell'inquinamento:
mignosa.livia@minambiente.it (segretaria particolare del ministro)
campisi.manuela@minambiente.it (capo della segreteria del ministro)


18 febbraio 2011

Come un uomo sulla terra


Dal 2003 Italia ed Europa chiedono alla Libia di fermare i migranti africani. Ma cosa fa realmente la polizia libica? Cosa subiscono migliaia di uomini e donne africane? E perchè tutti fingono di non saperlo? Un documentario che con rara efficacia porge il microfono ai migranti africani testimoni delle brutali modalità con cui la Libia controlla i flussi migratori, su richiesta di Italia ed Europa.

17 febbraio 2011

La storia siamo noi


Sono preoccupato. Sembra proprio che nulla riesca a smuovere le acque nel panorama politico italiano. Il processo che comincerà il 6 aprile insieme a tutti gli altri già cominciati da tempo non sembrano preoccupare la maggioranza che anzi guadagna consensi in Parlamento con la ormai consolidata tecnica dell'acquisto di Onorevoli al dettaglio. Uno ad uno, meticolosamente, senza neanche eccessiva difficoltà considerato che da tempo non si occupano di altro, l'Italia può aspettare. Ed aspetterà ancora tanto visto che da questa legislatura in caso di elezioni anticipate gli attuali deputati perderanno il vitalizio e così coloro (praticamente tutti) che sono ben consapevoli di non essere rieletti si avvicineranno sempre più al padrone d'Italia anche se ciò dovesse comportare la vendita in saldi della propria anima. A poco serviranno 1.000.000 di persone suddivise in piazze di tutto il mondo a paragone di 150 guidate da una pseudo-donna affetta da sindrome bipolare perchè tanto, come ha affermato il direttore del Tempo a Ballarò, erano molti di più gli italiani nelle proprie case che quelli in piazza a manifestare. Una considerazione che riflette quella parte dell'Italia che non sa più cosa inventarsi davanti all'evidenza dell'inevitabile fine di un'epoca, quella del berlusconismo e che non riesce a provare neanche un pò di vergogna nei confronti di un periodo storico che sarà ricordato dalle generazioni a venire come uno dei più ridicoli di sempre. Tutto questo si sarebbe potuto evitare? il capo dello stato poteva in qualche modo intervenire? la chiesa non avrebbe fatto meglio ad esprimersi esplicitamente invece di nascondersi e lasciare ad una suora missionaria il compito di salvarle la faccia davanti all'opinione pubblica? Dice un grande della musica italiana "La storia siamo noi" ed è proprio questo che maggiormente mi preoccupa ed allo stesso tempo mi ferisce, essere parte di questa reiterata violenza nei confronti della dignità umana, essere parte di questa storia.

16 febbraio 2011

L'Italia per Freedom House continua ad essere un paese parzialmente libero, rapporto 2010


The 2004 Gasparri Law on Broadcasting was heavily criticized for provisions that enabled Prime Minister S.B. to maintain his control of the private media market, largely through his ownership of the Mediaset Group. In October 2009, the Constitutional Court overturned a law that had granted Berlusconi protection from prosecution while he remains in office. The ruling opened the way for a number of court cases against him to proceed, including a tax fraud case involving Mediaset. In June 2008, the lower house of Parliament approved a bill that would impose heavy fines or jail terms on journalists who use transcripts from wiretaps without a judge’s permission. It had yet to pass the Senate at the end of 2009. The International Press Institute noted that the bill could “limit journalists’ ability to provide the public with vital information.”B.’s draft law is contrary to international conventions and to the case-law of the European Court of Human Rights.”Tensions between the press and prime minister escalated in 2009, as B. repeatedly tried to interfere in journalists’ efforts to cover conflicts between his private and political lives. B.’s private life came under intense scrutiny during the year after his wife filed for divorce and accused him of consorting with minors. With the 2006 election of Romano Prodi as prime minister, overt government interference in media content began to diminish. However, B-’s return to power in April 2008 gave him indirect control over up to 90 percent of the country’s broadcast media through the state-owned outlets and his own private media holdings.

ARTICOLO COMPLETO

15 febbraio 2011

Naga, il volontariato con l'intento di estinguersi


Il Naga è un'associazione di volontariato laica e apartitica che si è costituita a Milano nel 1987 allo scopo di promuovere e di tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri nonché dei cosiddetti nomadi, senza discriminazione alcuna, riconoscendo la salute come diritto inalienabile dell'individuo. Il contatto diretto e quotidiano con stranieri e nomadi permette di interpretarne i bisogni e di individuare risposte concrete, nonché di avanzare proposte, richieste, rivendicazioni nei confronti di strutture sanitarie e istituzioni politiche.
Gli oltre 300 volontari del Naga garantiscono assistenza sanitaria, legale e sociale gratuita a cittadini stranieri irregolari e non, a nomadi, richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura oltre a portare avanti attività di formazione, documentazione e lobbying sulle Istituzioni. L'associazione non si pone in alternativa o in concorrenza con i servizi sanitari pubblici, né desidera deleghe nell'ambito di un settore che rientra tra le funzioni preminenti dello Stato sociale; si propone, anzi, di estinguersi, come inevitabile conseguenza dell'assunzione concreta e diretta del "problema" da parte degli organismi pubblici preposti. In un anno, vengono svolte dal Naga più di 15.000 visite ambulatoriali, oltre 800 persone che vivono nelle aree dismesse della città vengono contattate dal servizio di "Medicina di Strada", centinaia sono i lavoratori di strada cui i volontari dell'unità di strada Cabiria offrono un servizio di prevenzione e riduzione del danno sanitario, centinaia sono i soggetti cui l'associazione offre tutela legale gratuita. Dal 2001, inoltre, i volontari del Centro Naga Har prestano assistenza legale e sociale a richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura.


14 febbraio 2011

La Madrid italiana insorge e il successo è totale


Una moltitudine di italiani e qualche spagnolo hanno sfilato per le strade di  Madrid come se fosse stata una città italiana e tutti chiedevano una sola cosa, le dimissioni del presidente del consiglio. Cori come B. mafioso sono stati accolti fra gli applausi della gente di Madrid che si è dimostrata molto solidale alle vicende italiane. E' stato semplicemente meraviglioso, commovente, un autentico pezzo di storia, un onore esserci.

13 febbraio 2011

L'urlo delle donne

Video consigliato da Angela Masi

Un minuto e mezzo di silenzio e poi: «Se non ora quando?», urlerà l'attrice Isabella Ragonese dal palco della terrazza del Pincio a Roma. La risposta: «Adesso» sarà ripetuta tre volte dalla folla lì davanti. Comincerà così, oggi alle 14, come un grande appuntamento festoso, la manifestazione delle donne organizzata oggi in oltre 230 città italiane alle quali si sono aggiunte una cinquantina di città di tutto il mondo. Sul palco romano musica e poesia, e l'intervento di tante donne che hanno voluto riunirsi per chiedere al Paese di rispettare la loro dignità e i loro diritti.


11 febbraio 2011

In Egitto trionfa la gente


”Mi auguro che si possa avere continuità di governo” nella transizione, “Mubarak ha già annunciato che nè lui nè i suoi figli si presenteranno alle elezioni”.”Confido e credo, ha continuato il premier italiano, che tutti gli occidentali pensino la stessa cosa che ci possa essere in Egitto una transizione ad un sistema più democratico senza rotture con un presidente come Mubarak che da tutto l’occidente, Stati Uniti in testa, è stato sempre considerato l’uomo più saggio e un punto di riferimento preciso per tutto il Medio Oriente” (Il Fatto quotidiano 4/2/11).


A quanto pare ogni tanto i sogni si realizzano e la gente giustamente inonda le strade per celebrarlo. Certo é necessario un tiranno contro cui combattere, che in Italia senza dubbio non manca. Purtroppo per noi altro elemento indispensabile è un popolo coraggioso che lo affronti.


10 febbraio 2011

La Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo



Per il ministro degli Esteri, nelle vicende che vedono coinvolto il premier, «c'è una violazione della privacy che può essere portata non solo davanti a un tribunale italiano, ma credo anche dinanzi alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo». Quando l'Italia sarà liberata da buffoni di questo calibro sarà sempre troppo tardi. Davanti a simili atti di prepotenza rimango scosso nel profondo dell'animo nonostante non viva più in Italia. Il tentativo di ricorrere a un trattato internazionale o addirittura alla modifica della Costituzione pur di portare a casa la pelle del padrone dovrebbe far riflettere sul pericolo che sta correndo l'Italia in questo momento. Esseri umani come i ministri attualmente in carica prima di sparire per sempre dalla vita politica del nostro paese dovrebbero chiedere scusa al mondo intero per aver violato i principi basilari della decenza e del buon senso. Ma questo è un sogno, la realtà è invece crudele come una spremuta di limone in un occhio.

                            HISTORIA DE LOS DERECHOS HUMANOS

8 febbraio 2011

L’Alto Adige non parteciperà alle celebrazioni per l’unità d’Italia


Il governatore Durnwalder: "Siamo stati annessi a Roma contro la nostra volontà". Eppure, nonostante la provincia autonoma non si senta “italiana”, per ben due volte ha contribuito a salvare il governo in cambio di importanti contropartite. I deputati della Volkspartei si sono astenuti sia durante il voto di sfiducia contro il premier il 14 dicembre e poco più di un mese dopo, il 26 gennaio, in quella sul ministro della Cultura. Un copione che si è ripetuto e che in entrambi i casi ha portato a delle importanti contropartite all’ombra delle Dolomiti. In cambio dell’astensione sul caso del presidente del consiglio, la Svp aveva chiesto e ottenuto la gestione diretta della parte altoatesina del Parco nazionale dello Stelvio, nel caso di Bondi invece aveva strappato l’impegno dell’esecutivo di rimuovere e/o modificare i monumenti che inneggiavano alla cultura italiana (e che riecheggiavano la dittatura fascista) come il monumento alla Vittoria in centro a Bolzano. Ma per il presidente Durnwalder non si tratta di opportunismo politico: “Sono anni che chiediamo quelle cose. Noi siamo un partito ‘blockfrei’, non ci schieriamo né con la destra né con la sinistra. Non ci interessa la politica nazionale, ma i diritti delle minoranze linguistiche” (Il Fatto quotidiano). In uno dei momenti più penosi nella storia del nostro paese, ormai chiunque abbia un peso politico può avanzare delle pretese ed ottenere dei vantaggi per la propia causa che altrimenti sarebbe persa in partenza. Tra poco persino l'isola di Lampedusa chiederà di essere annessa alla Libia. Se l'alto adige non può sopportare l'onta di appartenere all'italia che si distacchi all'istante, ma lo faccia con un pò più di dignità senza appoggiare in forma pseudo-neutrale il governo della prostituzione. Non è elegante costruirsi una  propria identità sulla pelle degli altri. Invece di sentirsi sempre più cittadini del mondo pare che vada di moda l'integralismo nazional-secessionista, sintomo che il fantasma della comunità europea è ormai con un piede nella fossa. E a Napoli intanto sognano il ritorno dei Borboni. 

6 febbraio 2011

Anche in Italia si pratica l'infibulazione


La legge vieta le mutilazioni genitali femminili, ma ancora molte donne continuano a sottoporsi a questa pratica. "Ci sono ancora medici che agiscono nell'illegalità. In Italia ogni anno ci sono 2000-3000 bambine a rischio di essere infibulate". E' l'allarme lanciato da Aldo Morrone, direttore dell'Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), alla vigilia della Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, fenomeno che solo in Italia interessa 30-35mila donne. Tuttavia, le tragedie personali della mutilazione genitale hanno dimensione planetaria, se si pensa che nel mondo sono oltre 120 milioni le donne vittime di questa pratica, in 29 pesi, con 3 milioni di bambine e ragazzine che ogni anno subiscono l'infibulazione. E' possibile FIRMARE un appello per la messa al bando di questa pratica sul sito di "Non c'è pace senza giustizia"
(La Repubblica).


5 febbraio 2011

Appassionante iniziativa di Radio 24. Ascoltare gli eventi del Risorgimento come se accadessero oggi


Tentando di fare nella vita ciò che sei


Tutte le emozioni e le parole del mondo non basterebbero per te, zia Lidia.
Oggi non ci lasci la tua vita, ma le vite per cui hai vissuto e le tante che hai fatto vivere. Tu sei una leggenda che non smetterà mai di raccontare, un’utopia in carne per chi con te ha creduto in un mondo migliore.
Oltre le frasi di circostanza, i complimenti d’arredo, le formalità di rito, tu sei la verità sempre più forte, la parola che illumina, talvolta fulmina ma su un sorriso che rompe tutti i silenzi. Con te si ride come non si ride con nessuno, si parla come non si parla con nessuno, si piange come non si piange per nessuno. Oltre ogni dire e sentire, oltre la vita e la morte.
Fino all’ultimo momento abbiamo sperato che ci stupissi ancora. Lottato per trattenere i tuoi occhi, le tue parole, te. Ora dentro di noi non stretta in un ricordo, ma già pronta ad aprire le nostre vite.
Nessuno può toglierci il tempo raggiunto con te.

Grazie a te. Anima potente.
Antonella

4 febbraio 2011

Vittime dell'apparire


Alta poco più di un metro e 30, indiana dalla pelle scura, Neha era diventata molto famosa dopo le sue esibizioni in tre show televisivi. Studente all'accademia di danza, per la sua età Neha era una delle più brave della scuola di ballo. Tanto brava che gli editori dei reality continuavano a cercarla per averla negli studi, tra ballerine professioniste e presentatori. Ma la star era ancora una bambina di undici anni, che di studiare non ne voleva sentire. Così arrivò la decisione dei genitori: per il suo bene, Neha doveva tornare a scuola. "Il ballo, dissero, ha danneggiato il suo rendimento scolastico". La bambina avrebbe contestato la decisione. Secondo quanto riferito dal suo istruttore, "la piccola ha anche provato a convincere i genitori a cambiare idea", senza ottenere risultati. Per lei sarebbe stato impossibile tollerare l'allontanamento da quel mondo in cui, a soli undici anni, era già una star. Neha si è tolta la vita poco più di un anno or sono impiccandosi con una sciarpa. "Negli ultimi tempi nostra figlia non ha mai dato segni di depressione" ha detto al The Times of India il padre di Neha. 
Ieri, una ragazza di 17 anni si è impiccata con una corda nel bagno di una scuola vicino Roma. "Una ragazza carina ma dallo scorso anno era ossessionata dalle diete perché era ingrassata". Così i compagni di scuola descrivono la ragazza che avrebbe compiuto 18 anni a giugno. "Il peso era il suo chiodo fisso, racconta un amico, dallo scorso anno aveva messo su qualche chilo e parlava sempre di diete". Forse proprio per questo disagio la studentessa era ricorsa al sostegno di uno psicologo della scuola. In italia, ogni anno, sono circa 4 mila le persone che si suicidano, essendo la seconda causa di morte fra i giovani (15-24 anni) dopo gli incidenti stradali. Il suicidio è il gesto autolesivo più estremo, tipico in condizioni di grave disagio psichico e storicamente condannato dalla Chiesa. Per ogni giovane che si toglie la vita ve ne sono centinaia che soffrono importanti disturbi di incompatibilità con il mondo che li circonda, il più delle volte misconosciuti. La loro salute mentale è seriamente minacciata dal cercare in tutti i modi di corrispondere quanto più possibile a canoni di estetica dettati dalle mode, che invece di essere condannati, vengono sventolati orgogliosamente come indice di appartenenza ad un livello sociale superiore. E' sconcertante rendersi conto che fra la popolazione giovanile solo gli incidenti stradali uccidono più delle mode, dell'apparire, del rispettare un regime imposto per essere accettati. Il suicidio è un segno evidente di qualcosa di viziato all'interno della società e non il gesto folle di una persona probabilmente un pò depressa. Abbiamo visto le nuove generazioni crescere nell'era dell'immagine, e loro non conoscono che questa. Non l'hanno scelta ma adesso sono costrette ad adeguarsi e qualcuno non ce la fa o magari si rifiuta di accettarla. Siamo noi adulti che abbiamo scritto le regole per loro, noi i responsabili di tanto disagio e noi i soli a poter restituire un pò di sostanza al genere umano e non perchè ci consideriamo migliori delle nuove generazioni ma solo perchè spesso a loro questa sostanza non è mai stata trasmessa.

3 febbraio 2011

Il Nord tradito dai suoi paladini


Venticinque paia di scarpe comprate in una settimana da una delle giovanissime ospiti di Arcore. E’ vita in lustrini e paiette. Sogni mediatici che diventano cortocircuito sociale nel momento in cui cozzano con la vita reale. Quella degli italiani qualunque. Quelli che Arcore lo leggono solo sui giornali. Quegli italiani che in tre anni (dal 2006 al 2009) si sono visti prosciugare il portafoglio dalla crisi e da una politica economica incapace di fare fronte. E a soffrire più di tutte sono state le famiglie del nord Padano di stampo leghista-berlusconiano. Nel 2009, precisa l’Istituto di statistica, l’impatto del calo del reddito è stato più forte nel settentrione (-4,1% nel Nord-ovest e -3,4% nel Nord-est) e più contenuto al Centro (-1,8%) e nel Mezzogiorno (-1,2%). Le cifre rese note oggi dall’Istat si aggiungono al carico portato ieri sulla disoccupazione giovanile: il 29% dei giovani under 25. Un‘intera generazione (Il Fatto quotidiano).

2 febbraio 2011

La terra degli uomini rossi


2008, Mato Grosso do Sul (Brasile). Le attività economiche della zona sono legate allo sfruttamento in coltivazioni transgeniche dei terreni che in passato appartenevano agli indios e nelle visite guidate a turisti interessati al birdwatching. Lo status quo viene bruscamente interrotto quando Nádio, la guida ascoltata di una comunità indio decide di non poter sopportare lo stillicidio di suicidi di giovani senza più speranza. Inizia così una ribellione pacifica finalizzata a ottenere una restituzione delle terre indebitamente confiscate. Accanto a lui ci sono suo figlio e il giovane apprendista sciamano Osvaldo. I fazenderos inizialmente reagiscono cercando di frenare le spinte più estremiste del loro campo ma comunque ben decisi a non cedere neppure un ettaro di terra agli indios. I Guarani Kaiowá sono un popolo indio che fin dal '600 (Mission) hanno subito persecuzioni per non aver accettato l'opera di evangelizzazione dei gesuiti.