8 febbraio 2011

L’Alto Adige non parteciperà alle celebrazioni per l’unità d’Italia


Il governatore Durnwalder: "Siamo stati annessi a Roma contro la nostra volontà". Eppure, nonostante la provincia autonoma non si senta “italiana”, per ben due volte ha contribuito a salvare il governo in cambio di importanti contropartite. I deputati della Volkspartei si sono astenuti sia durante il voto di sfiducia contro il premier il 14 dicembre e poco più di un mese dopo, il 26 gennaio, in quella sul ministro della Cultura. Un copione che si è ripetuto e che in entrambi i casi ha portato a delle importanti contropartite all’ombra delle Dolomiti. In cambio dell’astensione sul caso del presidente del consiglio, la Svp aveva chiesto e ottenuto la gestione diretta della parte altoatesina del Parco nazionale dello Stelvio, nel caso di Bondi invece aveva strappato l’impegno dell’esecutivo di rimuovere e/o modificare i monumenti che inneggiavano alla cultura italiana (e che riecheggiavano la dittatura fascista) come il monumento alla Vittoria in centro a Bolzano. Ma per il presidente Durnwalder non si tratta di opportunismo politico: “Sono anni che chiediamo quelle cose. Noi siamo un partito ‘blockfrei’, non ci schieriamo né con la destra né con la sinistra. Non ci interessa la politica nazionale, ma i diritti delle minoranze linguistiche” (Il Fatto quotidiano). In uno dei momenti più penosi nella storia del nostro paese, ormai chiunque abbia un peso politico può avanzare delle pretese ed ottenere dei vantaggi per la propia causa che altrimenti sarebbe persa in partenza. Tra poco persino l'isola di Lampedusa chiederà di essere annessa alla Libia. Se l'alto adige non può sopportare l'onta di appartenere all'italia che si distacchi all'istante, ma lo faccia con un pò più di dignità senza appoggiare in forma pseudo-neutrale il governo della prostituzione. Non è elegante costruirsi una  propria identità sulla pelle degli altri. Invece di sentirsi sempre più cittadini del mondo pare che vada di moda l'integralismo nazional-secessionista, sintomo che il fantasma della comunità europea è ormai con un piede nella fossa. E a Napoli intanto sognano il ritorno dei Borboni. 

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