17 gennaio 2013

La violenza sulle donne é un problema degli uomini


La definizione maggiormente riconosciuta di violenza contro le donne é quella proposta dall'ONU nel 1993: qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che abbia come risultato reale o possibile un danno fisico, sessuale o psichico (comprese le minacce), la coercizione o la privazione arbitraria della libertá personale, sia che si verifichi nella vita pubblica che in quella privata. Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime ed i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, ed a tutti i ceti economici. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita (Wikipedia). Con il trascorrere del tempo la violenza contro le donne ha acquisito sempre piú una connotazione di tipo sociale trasformandosi in un comportamento finalizzato alla creazione di disuguaglianza nel rapporto di coppia o al mantenimento della stessa. Per spiegare il profilo del maltrattatore si é fatto spesso riferimento all'esistenza di una serie di patologie psicologiche: carattere aggressivo, mancanza di controllo della rabbia o un'infanzia segnata da esperienze di maltrattamento. Tali spiegazioni tendono a ricercare una causa esterna al fenomeno del maltrattamento ridimensionando in tal modo la responsabilitá dell'aggressore. Le teorie sociali e culturali, invece, si dichiarano a favore dell'esistenza di valori culturali che legittimano il controllo dell'uomo sulla donna: quindi né le donne nascono vittime, né gli uomini sono geneticamente predisposti a comportarsi da aggressori. 
L'esercizio del potere ha due effetti fondamentali:
oppressivo (uso della violenza per ottenere un fine) e strutturale (ridefinisce la relazione in una condizione di asimmetria e disuguaglianza). Gli uomini offrono la loro protezione alle donne in cambio di obbedienza e sottomissione occupando cosí una posizione di controllo e dominio. Il carattere sottile e nascosto di tale tipo di sessismo (nel suo aspetto "benevolo" di protezione) rende piú difficile la sua percezione e nello stesso tempo ritarda la reazione di rifiuto da parte delle vittime. La violenza é un mezzo che la societá e la cultura mettono a disposizione degli uomini affinché possano ricorrere ad essa quando lo ritengono opportuno. L'aggressore agisce coerentemente con il suo obiettivo di sottomissione e controllo e per questo non esiste un unico profilo di maltrattatore poiché ognuno sperimenta il potere e la minaccia in maniera differente ed agisce di conseguenza. Esistono tuttavia alcuni tratti comuni:
Colpevolizza la donna per la situazione che sta vivendo.
Si afferra ad ideali maschilisti tradizionali, la violenza risulta una condotta acquisita e legittima ed una forma per simbolizzare il suo potere.  
Rigiditá di pensiero. Scarsa empatia. 
Elevato bisogno di affermazione personale. 
Incapacitá di tollerare l'idea di non essere all'altezza del proprio ruolo. 
La consapevolezza di avere sempre ragione ("lo faccio per il tuo bene").
Tendenza a sminuire le conseguenze del proprio comportamento.
Bassa autostima. Insicurezza. Dipendenza. Gelosia.
Quest'ultima implica un atteggiamento possessivo che va al di lá dell'aspetto puramente sessuale giacché ha come obiettivo ultimo l'isolamento sociale della vittima. La novitá del presente studio é contestare gli stereotipi e mettere in evidenza la "normalitá" del profilo dell'aggressore. Continua...  

Telefono rosa
Centri contro la violenza sulle donne in Italia
Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne
Giornata mondiale contro la violenza sulle donne
Convenzione di Istanbul
Observatorio de la violencia de género 

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